Gli infortuni e la guarigione

La frattura dell’omero: la riabilitazione

frattura-omero

Le fratture omerali, che sono tra le più comuni fratture da trauma insieme a quelle che coinvolgono il polso, possono verificarsi a livello dell'epifisi prossimale (testa, collo o tuberosità), della diafisi a una più altezze, e dell'epifisi distale (sovracondiloidea o intracondiloidea).

Solitamente il braccio appare deformato e in accorciamento, e il paziente ha la tendenza di addossare l'arto al torace in rotazione interna e con un sostegno (foulard o semplicemente con l'altra mano). Si presenta spesso con ecchimosi e tumefazioni evidenti e soprattutto con un forte dolore ed una ipomobilità.

Classificazione fratture dell'omero

Le fratture dell'omero rappresentano il 7-8% di tutte le fratture dell'adulto. Sono percentualmente costanti in tutte le età, ma al di sopra dei 60 anni, rappresentano la terza frattura più comune dopo femore e radio. È più frequente nelle donne con un rapporto di 3,5:1.

Nella quasi totalità dei casi il paziente ricorda il trauma che ha provocato la frattura dell’omero: una caduta o una torsione del braccio, un incidente di lavoro, incidente d’auto o una lesione trafittiva (Ward E. F., 2004; Gui L., 1977).

  1. Traumi diretti:
    • Caduta
    • Incidente stradale
      • fratture trasverse
      • fratture comminute
  2. Traumi indiretti
    • In flessione:
      • Fratture trasverse
      • Fratture oblique
    • In torsione:
      • Fratture spiroidi

dove si possono verificare:

In base alla forza del trauma si dividono

  •  A. Bassa energia
  •  B. Alta energia
    • frattura comminuta
    • lesione dei tessuti molli
    • disallineamento
    • esposizione.

Esistono vari modi di classificare le fratture dell'omero e la seguente classificazione AO si basa sulla localizzazione che viene indicata con il primo numero (con i numeri 11, 12 e 13 si intendono le tre aree principali dell'omero), sulle caratteristiche radiografiche della frattura ed in base al meccanismo traumatico (Classificazione AO, Arbeitsgemeinschaft Osteosynthesefragen, Muller ME et al., 1993):

  1. Prossimali dell'omero
  2. Diafisarie dell'omero
  3. Distali dell'omero

11-A.   Fratture extraarticolari unifocali:

11-A1. Frattura della Tuberosità

11-A2. Frattura metafisaria allineata

11-A3. Frattura metafisaria non allineata

11-B.   Fratture extraarticolari bifocali:

11-B1. Frattura con metafisi allineata

11-B2. Frattura senza allineamento metafisario

11-B3. Frattura con lussazione gleno-omerale

11-C.   Fratture Articolari:

11-C1. Frattura con lieve dislocazione

11-C2. Frattura impattata con marcata dislocazione

11-C3. Frattura con lussazione

12-A.   Fratture semplici:

12-A1. Frattura spiroide

12-A2. Frattura obliqua (≥ 30°)

12-A3. Frattura trasversa (≤ 30°)

12-B.   Fratture con frammento:

12-B1. Frattura con frammento spiroide

12-B2. Frattura con frammento laterale

12-B3. Frattura pluriframmentata

12-C.   Fratture complesse o multifocali:

12-C1. Frattura complessa spiroide

12-C2. Frattura segmentata

12-C3. Frattura segmentata irregolare

13-A.   Fratture extraarticolari:

13-A1. Frattura con avulsione apofisaria

13-A2. Frattura metafisaria semplice

13-A3. Frattura metafisaria multiframmentata

13-B.   Fratture articolari parziali:

13-B1. Frattura sagittale condilo laterale

13-B2. Frattura sagittale condilo mediale

13-B3. Frattura coronale

13-C.   Fratture Articolari complete:

13-C1. Frattura articolare e metafisaria semplice

13-C2. Frattura articolare semplice e metafisaria pluriframmentata

13-C3. Frattura articolare pluriframmentata.

Trattamento delle fratture dell'omero

Chirurgia o terapia conservativa? Il tipo di trattamento viene scelto in base alla localizzazione della frattura e della sua gravità. In linea generale se la frattura è composta, stabile e semplice, viene optato per il trattamento conservativo, diversamente per quello chirurgico.

Il trattamento conservativo prevede l'immobilizzazione tramite tutori o apparecchi gessati ed il riposo dalle 4 alle 8 settimane.

Il trattamento chirurgico è sempre opinabile quando ci sono lesioni associate che possono essere trattate solo chirurgicamente o altre complicazioni che potrebbero insorgere. È quasi sempre la scelta migliore nei casi di una frattura instabile, scomposta pluriframmentaria e/o aperta.

In seguito ad entrambe le soluzioni il braccio viene immobilizzato per alcune settimane con un tutore, tolto il quale è fondamentale svolgere un programma di riabilitazione ad hoc con degli esercizi di fisioterapia, associati a terapia manuale e fisioterapia strumentale.

a)     Recupero della mobilità (Range Of Movement) passiva dell'articolazione interessata prossimale o distale

1.     esercizi passivi effettuati dal fisioterapista

2.     esercizi passivi in domiciliari in autonomia e sicurezza

3.     terapia manuale per ridurre le tensioni dei tessuti molli

4.     massoterapia per la riduzione di eventuali edemi e delle tensioni dei tessuti molli

5.     diatermia, per la riduzione del dolore e facilitare il recupero della mobilità

6.     laserterapia per riduzione della sintomatologia dolorosa

7.     crioterapia

8.     tutore, taping o kinesiotaping

b)     recupero mobilità attiva e esercizi di stabilizzazione della muscolatura

1.     terapia manuale

2.     diatermia

3.     esercizi attivi di stabilizzazione

4.     esercizi propiocettivi per la spalla

5.     tutore, taping o kinesiotaping

c)     recupero mobilità attiva dell'articolazione interessata

1.     esercizi attivi

2.     esercizi di rinforzo muscolare

3.     elettrostimolazione

4.     taping o kinesiotaping

Lo scopo finale della fisioterapia è ristabilire la normale funzionalità dell'intero arto superiore che ha subito la frattura e delle articolazioni adiacenti.

Complicanze della frattura dell'omero

Le complicanze più frequenti sono la sindrome compartimentale e l'algodistrofia di Sudek, per la prevenzione delle quali è sempre più consigliato l'utilizzo di un tutore al posto di un apparecchio gessato.

  1. La sindrome compartimentale è costituita da una cascata di eventi che si auto-alimenta. Si comincia con un edema tissutale che insorge normalmente dopo un trauma (p. es., a causa del gonfiore dei tessuti molli o di un ematoma). Se tale edema si sviluppa all'interno di un compartimento fasciale chiuso, tipicamente nel compartimento anteriore o posteriore della gamba, c'è poco spazio per l'espansione tissutale, così la pressione interstiziale (pressione compartimentale) aumenta. La conseguente ischemia tissutale peggiora ulteriormente l'edema in un circolo vizioso. La sindrome compartimentale è soprattutto una malattia degli arti ed è più comune nella parte inferiore della gamba e dell'avambraccio.
  2. La sindrome di Sudeck, o atrofia di Sudeck, è una sindrome algodistrofica  considerata un tipo di sindrome dolorosa regionale complessa, visibile nella maggior parte dei casi dopo la rimozione di un gesso ortopedico; in altri casi invece sorge spontaneamente. Ancora non sono ben note le cause che determinano l'insorgenza spontanea di questo tipo di algia.

Tempi di recupero nella frattura dell'omero

La prognosi di una frattura dell'omero varia dai 3 ai 10 mesi per una guarigione completa e definitiva.

Ovviamente i tempi di recupero basati su linee guida internazionali sono indicativi e molto variabili a causa di diversi fattori tra cui:

1.     localizzazione e tipologia della frattura

2.     tipo di intervento chirurgico o di trattamento conservativo

3.     età

4.     presenza di lesioni associate

5.     presenza di complicanze (sindrome compartimentale, algodistrofia di Sudeck)

6.     compliance terapista/paziente.

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